La cornice verticale (2011) - olio su legno, cm (80 x 60)
HONI SOIT QUI MAL Y PENSE
Il Laboratorio
Via del Moro, 49 - Roma
Catalogo a cura di: Cecilia Paolini Mostra organizzata da: Associazione GAP
Progetto editoriale: Lisa Simonetti Patrocinio: ROMA CAPITALE
Testi critici: Cecilia Paolini Progetto grafico: Giada Mercuri
Lisa Simonetti Allestimento: Antonio Gabbiani
Marzia Di Marzio Francesca Perillo
Ufficio stampa: Mariavittoria Gallo
In copertina: elaborazione digitale tratta dall'opera
"I problemi del capo" (particolare)
Edizione: DAPHNE MUSEUM - 2011 ISBN 978-88-905627-4-7
HONI SOIT QUI MAL Y PENSE
di Cecilia Paolini
Se non per incanto, almeno per gioco... questo è il primo pensiero davanti alla serie di Valerio de Filippis che impone la leggerezza come fondamentale requisito per essere compresa e non fraintesa.
"Honi soit qui mal y pense": un inno a considerare ogni inclinazione umana come lecita, perché in fondo prodotto di una naturale tendenza, ma anche un modo per schernirsi dietro un modo di essere che si presuppone fuori dal comune. La logica delle "scene" presentate da de Filippis è di un mondo che vuole essere scoperto, ma come se fosse una lontana e inavvicinabile esibizione, come in un teatro la cui platea è aperta a tutti (anzi, dalla platea si pretendono comprensione e plauso) ma il palcoscenico è riservato soltanto ad attori di navigato mestiere.
Triangolare occulta (2011) - olio su legno, cm (60 x 49,7)
Non vi è nulla di empatico, in fondo nulla che potremmo definire davvero reale, tanto che davanti a queste tavole lo spettatore è indotto a credersi un voyeur; ma è un gioco delle parti del quale solo fintamente siamo osservatori non invitati. D'altra parte l'ammonizione a non pensare male non sussisterebbe se non si presupponesse non solo di essere al di fuori dei comuni comportamenti sociali, ma che tale stravaganza sia ormai manifesta: è un modo che per sopravvivere ha bisogno di spettatori, consapevoli del fatto che non potranno mai trasformarsi in attori.
Tutto è finzione, tutto è gioco: ma chi si fregia di un manifesto così libertino, eppur formalmente raffinato, può ben attestarsi nel limbo che separa la realtà da quel mondo: fa parte dell'elite che, al di là delle convenzioni, vive con spensierata consapevolezza la dimensione altra e irreale del mascheramento.
La collezione proposta in questo catalogo è un divertissement per intenditori, una serie di opere su tavola di piccole e medie dimensioni caratterizzate da una pittura minuziosa che descrive atmosfere di elitaria eleganza.
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Una fredda giornata di nebbia (2010) - olio e acrilico su legno, cm (88 x 68)
Candy (2013) - olio su legno, cm (45 x 30)
HONI SOIT QUI MAL Y PENSE
di Marzia Di Marzio
Honi soit qui mal y pense, con questo titolo a dir poco evocativo si apre la nuova esposizione di Valerio de Filippis. Niente è come sembra, tutto è come appare: su questa dicotomia si sviluppa la storia della collezione che ha come filo conduttore l’erotismo. Un erotismo che prende forma in tutte le sue sfaccettature, per mostrarsi a volte patinato, a volte oscuro, a volte svelato, a volte celato.
Honi soit qui mal y pense, ce titre extrêmement évocateur ouvre la nouvelle exposition de Valerio de Filippis. Rien n'est comme il semble, tout est comme il apparaît: sur cette dichotomie se développe la histoire de la collection qui a comme fil rouge l’érotisme. Un érotisme qui se présente sous tous ses aspects, pour apparaitre parfois patiné, parfois sombre, parfois dévoilé, parfois caché.
Il divano (2009) - olio e acrilico su legno, cm (46,8 x 28,3)
Il week-end dall'altra parte (2011) - olio su legno, cm (49,7 x 32)
Riflessione su un tema “scabroso” agli occhi dei benpensanti, trattato con una sottile ironia che si prende gioco degli stessi. Quindi honi soit qui mal y pense come monito per andare oltre le apparenze, per non fare l’errore del giudizio affrettato dato dagli ospiti di Re Edoardo III, primo enunciatore del motto, quando lo videro raccogliere la giarrettiera caduta alla nobildonna prediletta.
Réflexion sur un théme “raboteux” pour les conformistes, traité avec une ironie subtile qui se moque d'eux-mêmes.
Donc honi soit qui mal y pense comme avertissement pour aller au-delà des apparences, pour ne pas faire l'erreur de jugement hâtif donné par les invités du Roi Edouard III, premier énonciateur de la devise, quand ils le virent ramasser la jarretière de sa favorite.
Interno (2010) - olio e acrilico su legno, cm (43,5 x 36)
L’esposizione si compone di opere su tavola di diversa tecnica e formato, opere godibili dal punto di vista visivo, che puntano a scardinare, attraverso un’attenta riflessione, il retaggio culturale imposto dalla società nei confronti di questa tematica troppo spesso definita delicata.
L'exposition comprend des œuvres sur tables de techniques et formats différents, œuvres agréables du point de vue visuel, qui veulent démolir, au moyen d’ une précise réflexion, l’heritage culturel imposé par la societé contre cette thématique trop souvent définie délicate.
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Bosco post-industriale (2011) - olio su legno, cm (60 x 49,7)
Lo spazzaneve (2011) - olio e acrilico su legno, cm (72,5 x 37)
HONI SOIT QUI MAL Y PENSE
di Lisa Simonetti
Fantasie erotiche, passioni recondite e desideri più arditi si celano nell’animo di ogni essere umano che il più delle volte tende a offuscare i propri sensi, in relazione a meccanismi inconsci fin troppo benpensanti e falsamente ipocriti.
Pomeriggio d'estate (2010) - olio su legno, cm (40 x 27,5)
Honi soit qui mal y pense, si vergogni chi pensa male di qualunque inclinazione umana.
Mai affermazione, risalente ai Cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera del Regno Unito, può essere più interpretativa di questa per racchiudere il senso della serie di opere che accompagnano l’esposizione di Valerio de Filippis.
L’oggetto erotico e la continua ricerca del piacere
si fondono in una sorta di epos noir tinto da fosche
atmosfere che allo stesso tempo vengono
patinate da guizzi di lucidità improvvisa.
Visto il successo della prima esposizione e la ricorrente epifania di un tema che contrassegna in maniera a dir poco atavica la società attuale, si ripropone in mostra il nucleo originario della serie, unito a dipinti frutto del lavoro dell’ultimo anno.
La letteratura (2010) - olio su legno, cm (50 x 40)
Riflessioni che portano Valerio de Filippis a rappresentare il vero significato dell’eros attraverso forme e immagini che non hanno un chiaro riferimento esplicito, piuttosto giocano all’interno della loro intimità rendendo implicite sensazioni di piacere, svuotate da ogni genere di schema morale prestabilito.
I problemi del capo (2011) - olio su legno, cm (42,5 x 32)
L’esposizione, quindi, si compone di opere su tavola di diversa tecnica e formato, aventi come comune denominatore “l’erotismo”. Un erotismo dal sapore letterario, in cui la presenza rilevante di un vissuto emotivo, seppur inconscio, innalza intellettualmente questa ricerca del piacere e del desiderio tanto bramata quanto taciuta dall’animo umano.
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L'orizzonte (2010) - olio su legno, cm (40 x 30)
I ferri del mestiere (2011) - olio su tela, cm (50 x 40)
La luce della luna (2010) - olio su legno, cm (45 x 35)
Honi soit qui mal y pense fournit un point de départ pour un voyage à travers le monde de l'eros, mais remodellé à la manière d'un film noir des années 50: femmes nues mais jamais vulgaires sur lesquelles pend comme une présence sombre et voyeur l'homme. Un homme sans visage, sans le désir visible de posseder la femme placée devant lui, sans inhibitions et sans obstacles.
Honi soit qui mal y pense offre lo spunto per un viaggio attraverso il mondo dell’eros, rivisitato però alla maniera di un film noir degli anni ’50: donne svestite ma mai volgari sulle quali aleggia come una presenza oscura e voyeur l’uomo. Un uomo senza volto, senza quella brama visibile di possessione per una donna posta dinanzi a lui senza inibizioni e barriere.
La foto ricordo (2010) - tecnica mista su legno, cm (70 x 59)
Eros et perversions traités avec details raffinés et recherches enveloppés dans une atmosphère vague et parfois irréaliste.
Eros e perversioni trattate con rifiniture ricercate ed elitarie avvolte da atmosfere indefinite e a tratti irreali.
Rendez-vous (2010) - olio e acrilico su legno, cm (45 x 35)
La confidenza (2010) - tecnica mista su legno, cm (39,3 x 40)
Le seul élément morbide et transgressif est l'œil de l'observateur qui se trouve devant la scène: rideaux que se déplacent, regards complices en cachette, canapés chauds, corps qui se touchent, voitures avec des feux de route qui brisent l’obscurité de la nuit .. scène suggestive perçue par l'observateur en fonction de ses instincts.
La sola componente morbosa e trasgressiva risulta essere l’occhio dell’osservatore che si trova davanti la scena: tende che si muovono, sguardi ammiccanti ma nascosti, divani caldi, corpi che si sfiorano, macchine con i fari che si insinuano nella notte.. scenario allusivo percepito dal fruitore secondo le proprie pulsioni.
Scomparto (2010) - olio e acrilico su legno, cm (40 x 32)
Il desiderio controverso (2011) - olio su legno, cm (80 x 60)
L'exposition, donc, est évocatrice d’émotions différentes en fonction de leurs inclinations, en tenant à l'esprit que
honi soit qui mal y pense.
Esposizione, quindi, evocatrice di emozioni differenti a seconda delle proprie inclinazioni, tenendo sempre a mente che honi soit qui mal y pense.
Marzia Di Marzio
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Il cambio di stagione (2011) - olio su legno, cm (45 x 35)
La poesia orale (2010) - olio su legno, cm (119 x 39)
La visita (2010) - olio su legno, cm (102,5 x 56)
La luce del mondo (2011) - olio su legno, cm (44,7 x 36,7)
L'altra Fata (2011) - olio su legno, cm (70 x 60)
Notturno (2011) - olio su legno, cm (60 x 45)
Lo strano essere (2011) - olio su legno, cm (70 x 60)
Il lago a settembre (2011) - olio su legno, cm (46 x 35)
L'arrivo (2014) - tecnica mista su legno, cm (40 x 30)
La coincidenza astrale (2011) - olio su legno, cm (56 x 37,5)
Il sole di York (2010) - tecnica mista su legno, cm (80,5 x 71,3)
Nel bosco (2014) - tecnica mista su legno, cm (48,5 x 31,5)
La soglia (2010) - olio e acrilico su legno, cm (45 x 35)
Triangolare zoomorfa (2011) - olio su legno, cm (60 x 50)
Non so niente di te (2010) - olio su legno, cm (53 x 34,5)
La maniglia (2013) - olio su legno, cm (60 x 45)
La soluzione X51 (2011) - olio su compensato, cm (50 x 39)
Progetto per un feto bionico transumano deforme (2022)
tecnica mista su legno, strutture elettroniche, led. cm (54 x 84)
Il titolo è molto forte. Come nasce?
Il quadro che dà il titolo alla mostra è nato da una gettata di colore liquido su di una tavola posta in piano. La forma che si delineò sembrava un feto. E così lo trasformai in un esserino al cui interno, tramite apposite piccole finestre, si notano delle strutture elettroniche illuminate da led. Questo feto sono sempre io in un autoritratto immaginario. La parola “deforme” allude ad una deformità morale. Perché, alla fine dei conti, se da una parte assistiamo al superamento dei limiti psicofisici, dall’altra vi è inevitabilmente una perdita. La perdita della fragilità e della consapevolezza della finitezza umana, attraverso, non dimentichiamolo, l’aspetto del prolungamento della longevità. In altre parole, quello che si otterrebbe, secondo il mio sentire prettamente emozionale e intuitivo, dovrebbe consistere nello smarrimento, fino alla privazione, di quella tensione spirituale della quale la creatività non può fare a meno, che deriva proprio dal sentimento della finitezza, dal rapporto con lo spazio e il tempo. L’abbandono del corpo biologico, privato della sua corruttibilità, porterebbe ad un rapporto malsano e morboso con il tempo della vita, alla quale secondo me, ognuno è chiamato per scriverne e lasciarne un senso.
Figura Zero (2005)
tecnica mista su legno, cm (110 x 80)
È successo che durante la creazione, un’opera ha preso una piega diversa rispetto alle intenzioni iniziali?
Sì, qualche volta mi è capitato di mentire a me stesso senza accorgermene. Dunque, un soggetto che pareva essere al centro del mio interesse in quel dato momento naufragava nel colore, per poi riaffiorare con ciò che veramente volevo esprimere. Essendo un essere cibernetico e transumano esclusivamente negli autoritratti, sono soggetto all’errore e lo dico in tutti i sensi.
Giovanni Zambito.
Malfunction (2023)
tecnica mista su legno, circuiti elettronici, led. cm (88,5 x 49)
PROGETTO PER UN FETO BIONICO TRANSUMANO DEFORME
di Francesca Perti
“Valerio De Filippis, con Progetto per un feto bionico transumano deforme, porta al punto più alto la sua riflessione sull'essere: la paura di essere e quella del divenire altro. Lo fa attraverso una serie di autoritratti che diventano il suo amuleto esorcistico personale. L’autoritratto, nel corso del tempo, ha dimostrato di essere molto di più di una semplice rappresentazione fisica dell'artista, è soprattutto un mezzo per esplorare le proprie contraddizioni interiori, un viaggio verso l'autoconoscenza personale e politico.
Per De Filippis, ricercatore dello spirito, uomo di idee al pari di ogni filosofo, l'autoritratto è un modo per indagare, non solo quello che di sé non conosce, ma anche quello che si vorrebbe essere e la paura di diventarlo. [...] Progetto per un feto bionico transumano deforme è un’autobiografia onnivora e selvaggia, un’autobiografia virulenta dove l'ottica dello spettatore viene continuamente catapultata entro lenti deformanti.
De Filippis è nudo, ci offre le sue diverse facce e le sue innumerevoli forme, venendo così risucchiati dalla sua chimica nervosa. Opere come Flames/ Darkness, Ibiscus o gli Androidi, caratterizzate da un segno solido come il cemento, rappresentano non solo la rivelazione, la presa di coscienza e l'apertura al futuro, ma anche l'interesse dell'artista per il transumanesimo o post umano, la curiosità di esplorare le possibilità immaginative create dalla nuova tecnologia. L'Androide è una proiezione di quello che De Filippis potrebbe diventare ed è un divenire che incuriosisce emoziona e intimorisce.
Tutte le opere di De Filippis recano in sé un germe di autodistruzione, proprio per la continua tensione a sperimentare; sono trame elettriche di energia pittorico - corporale: è un
Dorian Gray che fagocita il suo mostro, caricandolo di movimento ed energia.”
(dal testo critico di Francesca Perti)
Valerio De Filppis (Pozzuoli (NA), 5 marzo 1960) inizia la sua ricerca artistica nel campo della pittura nel 1980 a Bari, poco prima prima del conseguimento della maturità scientifica (1982). Compie numerosi viaggi all'estero stabilendosi nel 1992 per due anni a Bruxelles. Dal 1994 vive e lavora a Roma dove nel 2003 fonda lo Studio E.M.P. (Experimental Meeting Point) studio d'arte, luogo di interscambio espositivo e confronto culturale e tecnico tra artisti di qualsiasi linguaggio. Vincitore di numerosi premi, è stato invitato a diverse rassegne, anche internazionali. Del suo lavoro si sono interessati in più occasioni la stampa e la radiotelevisione italiana. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Attivo dal 1980 nel campo dell'iperrealismo, negli anni Novanta vive la prima fase di distacco dal realismo figurativo verso esperienze tendenti all'astrattismo. Dal 2003 conduce una ricerca pittorica sperimentale attraverso l'uso di colori e materiali non tradizionali. Soggetto delle sue opere è il corpo umano, prevalentemente maschile, ad eccezione del ciclo sulla mitologia delle Sirene. Nel 2001-02 si è avvicinato alla pittura neoespressionista conducendo una ricerca su tematiche legate ai comportamenti umani aberranti, generando, in occasione di una mostra ad Orvieto, controversie che sconfinavano in un'interrogazione parlamentare. Negli anni 2004-'06 ha lavorato ad opere a tecnica mista tra pittura e computer art, con il ciclo denominato "Frammenti". Nel 2007 realizza la sua prima installazione, un video e alcune opere concettuali. Nel 2010 è autore di alcune performance, due delle quali estreme. Dal 2013 comincia a sperimentare la videoart, il montaggio video e la composizione musicale, quest'ultima avvalendosi sia di software per elaborazione di Musica Concreta, sia studiando pianoforte e chitarra. Nel 2015, dopo aver musicato con voce alcune liriche di William Blake, realizza "Musica per Riccardo III", con testi originali di William Shakespeare. Nell’aprile 2017 termina il film “The Mirror and the Rascal”, con testo originale del Riccardo III di W. Shakespeare, che si caratterizza per talune trovate surreali e sperimentali, e per la contaminazione fra teatro, cinema e videoart. La prima del film viene proiettata a Roma il 12 giugno 2019 al cinema Azzurro Scipioni. Dal 2018 studia pianoforte classico e teoria musicale, proseguendo comunque l’attività pittorica.
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